BLOCK NOTE - RACCONTI DI PRIMA NECESSITA'

 Sarete voi a cambiare questa storia? Io nel frattempo ve la vado a narrare.


Avevo comprato, con tutti i miei piccoli risparmi(circa 12.500 sterline),un vecchio bar sulle rive del Tamigi il suo nome, ancora con un'insegna sbiadita,


recitava Alfred's bar, era ancora "in forma", come bar, con qualche lavoretto in più lo avrei reso degno del suo nome.


Chiamai ormai allo sbando, 6 dei miei vecchi amici, li avrei resi liberi dalla loro schiavitù: il non voler far niente tutto il giorno.


Si chiamavano: Matt,Ilar,Federic I,Federic II,Federic III,Habio (l'ultimo di questi con nome spagnolo in quanto madre messicana e padre ignoto).


Li convinsi che, se mi avessero dato una mano, avrei garantito loro un lavoro nel mio bar, lo stipendio non era molto ma avrebbero avuto da bere gratis.


Dopo circa tre settimane di duro lavoro il bar era pronto, ognuno di noi aveva messo del suo: Matt e Federic II il palco per far esibire qualche gruppo in cerca di fama e gloria;


Ilar, Federic III e Habio avevano fatto costruire un bancone di tutto rispetto infine io e Federic I avevamo dato quel non so che al locale.


Era il giorno del giudizio,mettemmo tutto in ordine,chiamammo un gruppo di amici per farli suonare sul nuovo palco: loro erano gli "Armadillo's Boys" con una chiara influenza messicana e rock'n roll.


La serata fu un vero successo anche se qualcuno, forse per il forte rumore delle chitarre o per il forte odore di vomito sulla strada chiamò la polizia.


Camminava solo, sulla strada che va da casa al suo bar preferito, con le sue cuffie ascoltava la sua musica. Non so, non ricordo, forse si accese una sigaretta nella notte ancora poco turbolenta.


Si chiamava Burt Wester, di chiare origini tedesche, ma con un buon accento inglese.


Entrò nel bar (il mio) in cui amava sbronzarsi continuamente tutti i giorni della settimana, gli rimaneva ben poco forse una figlia, di cui non aveva mai conosciuto neanche il cognome (il suo).


Ordinava sempre un White Russian, il suo preferito, io glielo servivo con poco ghiaccio.


Da quella porta entravano e uscivano persone di ogni tipo e classe sociale (l'ultima) però quest'ultimo (di numero e di fatto) mi cambiò per sempre la vita.


Trascorsero non pochi giorni prima che Burt tornasse di nuovo nel mio locale, per una nuova iniezione di White Russian.


Entrò da quella porta ancora rotta, colpa dell'ultima rissa, si sedette sullo sgabello rotto ancora per colpa dell'ultima rissa e ordinò con un filo di voce: "Il solito".


Non riuscivo a dirgli niente, come sempre, poi alla fine mi sbilanciai un pò e iniziai:


"Scommetto che questo è il più  buon WR che hai mai assaggiato"


"Forse si, ma è come andare alla Bodeguita del Medio all'Avana e chiedere un Mojito"


Come dice la famosa scritta, un po' rivisitata, che spicca sulla parete: "My White Russian in Alfred's bar, My daiquiri in El Floridita".


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